Itinerario Gastronomico Partenopeo
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La gastronomia partenopea è rinomata in tutto il mondo per alcuni piatti tipici che vale la pena di assaggiare almeno una volta. Pasta, pizza, ragù, fritti di ogni tipo, mozzarella e pesce sono, insieme ai dolci come la pastiera e gli struffoli, alcuni tra i piatti più noti della gastronomia partenopea. Ma c'è molto altro da ricordare se si vuole offrire un discreto panorama ai golosi vacanzieri... a caccia di sapore. Ecco un piccolo manuale su tutto quello che bisogna sapere sul cibo di questa terra meravigliosa.

La Cucina Tradizionale Napoletana

La Campania è una culla naturale per tutto ciò che proviene dalla "Madre Terra"’. Qui i colori, i sapori e per­sino la grandezza della frutta e della verdura sono insoliti e speciali. Sia che le colture siano a livello amatoriale (per esempio un piccolo orto domestico) o professionale, tutto si sviluppa e cresce quasi smisuratamente, soprattutto nei luoghi vicino al Vesuvio, fertili più che altrove grazie al substrato lavico e al clima mite ideale per le coltivazioni. Quando alla predisposizione ambientale si aggiunge l’inventiva dei singoli trionfa la vera cucina partenopea, con i suoi sapori inconfondibili. In questo contesto fatto di cose semplici e naturali nasce la frugale pizza, farina, acqua, pomodoro, mozzarella, olio e basilico, il ragù, olio, cipolla, pomodoro e carne (di maiale o di manzo), e poi i mille fritti della tradizione napoletana, pesciolini, mozzarella in carrozza, pizzette e frittelle dolci.

Antipasti:

Tra gli antipasti vi sono alcuni piatti semplicissimi e allo stesso tempo gustosi come i crostoni alla napoletana fatti con pane cafone (di farina grezza e cotto a legna), mozzarella, pomodoro, burro e acciughe passati nel forno; il tortano ai cicoli (ciambella con i ciccioli di maiale), ripieno con formaggi e salame napoletano; il delizioso gatto’ di Santa Chiara con patate, prosciutto, mozzarella e pasta lievitata; la mozzarella in carrozza; la squisita pasta cresciuta, anch’essa fritta, mescolata con fiorilli (fiori di zucchina), acciughe o cicenielli (minutaglia di pesce), che le donne napoletane amano ben caldi e croccanti. La frittura è uno dei modi più diffusi per cuocere i cibi. Spesso, soprattutto nei pranzi delle festività, si presenta a tavola lo stesso fritto, cotto a più riprese per far sì che si mantenga fragrante e saporito. In dialetto, questo sistema di cottura viene definito frjenn’ mngnann, cioè ‘friggendo mangiando”, un modo per restare a tavola in compagnia.

Primi piatti:

Dopo gli antipasti in Campania è d’obbligo il “primo”. La pasta è sempre sulla tavola partenopea, sia che la preparazione richieda una ventina di minuti sia che siano necessarie alcune ore. Tutti i primi piatti sono deliziosi, a partire dai più semplici e appetitosi spaghetti con pomodoro e basilico oppure aglio e olio, fino alle crespelle, alle lasagne alla napoletana, preparate specialmente a Carnevale (quasi un piatto unico per la presenza di tantissimi ingredienti: mozzarella, ricotta, lonza di maiale, cervellatina - la salsiccia di maiale - strutto, conserva, uovo ecc.).

Le ricette a base di pasta sono tantissime. Ricordiamo i fusilli, cucinati in ogni modo, il timballo di maccheroni, le laganelle (fettuccine di semola ed acqua fatte in casa) condite con ceci e origano, oppure con il prezzemolo se si desidera preparare la famosa minestra invernale Lampe e tuone. Molto apprezzate la minestra di lenticchie e borragine, la minestra napoletana con riso, lardo, caciocavallo, cavolo verza e pecorino, le pallottoline di riso prima fritte e poi unite al brodo di carne, la pasta e fagioli, il sartù, uno sformato di riso fatto con manzo, fegatini di pollo, funghi secchi, piselli, parmigiano e cervellatina.
Naturalmente tra le paste asciutte è d’obbligo citare gli spaghetti con i frutti di mare con vongole, coniche (le cozze) e patelle. Il pesce, sempre freschissimo, viene usato spesso come condimento di primi piatti, sia nella versione ‘bianca”, sia con il pomodoro, secondo le preferenze.

Anche le zuppe riscuotono successo sulle mense partenopee: il suffritte, una zuppa forte e densissima, fatta con frattaglie di maiale, rosmarino, peperoncino, peperone ed odori, servita su fette di pane casereccio tostato. La minestra marinata, una zuppa di cicoria selvatica e carne di maiale e la più semplice ed estiva zuppa di zucchine.

Secondi Piatti:

Nella preparazione dei secondi piatti la massaia campana, e soprattutto quella napoletana, non si fa superare da nessuno. Sono infinite le varietà di preparazione di carne, pesce e verdura, cucinati in modi diversi poiché ogni donna campana ha segreti particolari che danno ‘quel tocco in più” ad una creatività gastronomica di per sé innata, che si fonde con antichi gesti rituali e meticolosi. Quando si cucina il pesce, si preparano spesso le alici a "scapece" (così si definisce la preparazione dei piccoli pesciolini infarinati, fritti e poi marinati con alloro, aglio, cipolla ed aceto), le anguille in umido con olio, cipolla e pomodoro, servite su crostini di pane, il baccalà alla napoletana, con olio d’oliva, aglio, pomodoro, olive nere, uvetta sultanina, capperi e pinoli, la tipica e semplicissima ‘mpepata di cozze, con cozze, limone, prezzemolo e pepe, il polpo affogato o rosso di pomodoro “alla Luciana” (tipico dei pescatori della zona di Santa Lucia), altrimenti chiamato purpetielli affocate se si utilizzano polpi piccoli. Le zuppe di pesce, naturalmente, non mancano. Esiste tanto la versione ricca “alla marinara” con pesci vari (ma non deve assolutamente mancare lo scorfano!), pomodoro, peperone piccante e aglio, quanto la zuppa di”cozzeche” o di vongole preparate con gli immancabili pomodori, aglio e prezzemolo. Andando a curiosare tra le specialità a base di verdura, ce n'è per tutti i gusti. Carciofi ripieni alla napoletana, friarelli (broccoli rapa coltivati nel salernitano) aglio e olio, melanzane alla partenopea (fritte e alternate a strati di caciocavallo e pomodoro, poi passate in forno), melanzane a matrnella (fritte e condite con aceto, aglio e origano, poi infornate), pomodori gratinati, scarole imbottite (foglie di indivia lessate e riempite con uvettta, capperi, alici, olive nere, pinoli soffritte nell’aglio), zucchine e melanzane a scapece. Insomma: date due foglie di insalata ad una massaia campana e vi preparerà con amore un piatto semplice ma fantasioso, visto che l’inventiva, da queste parti, è una qualità che non manca! La cottura della carne, invece, si svolge nella cucina locale sempre in modo lento ed accurato. Si mescola spesso, tenendo la fiamma al minimo e si adottano i classici ingredienti della cucina mediterranea. Ciò vale per quasi tutti i piatti, a partire dalle gustose braciole (involtini) di maiale con pomodoro, prosciutto, peperoncino capperi e uvetta, al polpettone, dall’agnello pasquale (almeno due ore di cottura) al coniglio "all’Ischitana" o alla carne alla "pizzaiola".

Dolci:

A Napoli, nel corso dei secoli, si sono alternate culture diverse, da quelle nordiche a quelle mediterranee, le quali hanno lasciato i loro segni nell’ animo dei napoletani, nei quartieri e nella cultura della città. Queste differenze si notano anche nella famosa tradizione dolciaria partenopea, infatti nelle affollate pasticcerie, gli struffoli con origini mediorientali si confrontano con le torte austriache Sacher, le choux francesi sono mediterraneizzate con creme al limone, e i ventagli di sfoglie, qui si chiamano “prussiane”. Il dolce napoletano per antonomasia è il babà. Questo dolce di origine francese è arrivato a Napoli alla fine del ‘700. Per molto tempo ha girato solo per le cucine aristocratiche, bisogna arrivare all’ unità d’ Italia per trovarlo nelle pasticcerie, dove perde alcune delle sue caratteristiche, come i canditi, per adattarsi a quelli che erano i gusti dei cittadini. Per gustare il babà nel modo più classico si può andare in p.zza San Domenico Maggiore, dove risiede uno dei tempi della pasticceria napoletana, Scaturchio”, qui si può anche gustare (previa ordinazione), un babà fatto a forma di Vesuvio e bagnato con liquore al bergamotto. Altro tempio della pasticceria napoletana, è Pintauro” in via Toledo, dove nei primi dell ‘900, sono state confezionate le prime “sfogliatelle”, un po’ più avanti, all’ ingresso della galleria Umberto, un chioschetto vi offrirà l’ antenata della mitica 'riccia': la “santarosa”, nata dalle abili mani di una suora di un convento sulla costiera amalfitana, che si distingue dalla sfogliatella per l’ apertura a fessura di alcune spirali, dalle quali fuoriesce una striscia di crema pasticcera contornata di amarene. Arriviamo in piazza del Plebiscito, simbolo del rinascimento di Napoli, dove troviamo il famoso caffè “Gambrinus”, ritrovo di famosi letterati, all’ interno troviamo la classica pastiera, che una leggenda vuole nata per miracolo sulle coste napoletane, dove i pescatori venivano accompagnati dalle mogli, le quali, con un rito propiziatorio auguravano ai rispettivi consorti di ritornare il giorno dopo con le reti piene. Il rito consisteva nel lasciare sulla spiaggia, uova, farina, grano e fiori d’ arancio (simboli di fertilità, rinascita e primavera). Una mattina al ritorno delle barche, i pescatori portarono tanto pesce e miracolosamente una torta, “la pastiera”. Se dopo tutto questo mangiare si vuole bere un buon caffè, lo si può fare al bar del Professore, in piazza Trieste e Trento, dove oltre al tipico caffè napoletano, si può gustare un caffè addolcito da creme a scelta, come nocciola cioccolato o vaniglia.
Il capitolo dei dolci è a dir poco invitante e, a questo punto... speriamo che nessuno di voi sia a dieta! Molti dessert tipici vengono preparati in occasione delle festività, ma naturalmente nessuno vieta di mangiarli tutto l’anno. Cosa si può assaggiare, allora, durante un viaggio in Campania? Gli "struffoli" con frutta candita, miele, scorza d’arancia, fritti in olio bollente, le zeppole di San Giuseppe, i mustaccioli sono tipici del periodo di Natale (anche se ormai si trovano tutto l’anno), la pasta reale che dà origine a semplici dolcetti composti di mandorle e zucchero, i roccocò, i susamielli, le coviglie al cioccolato, tipiche di Napoli, i franfellicchi, di tradizione greca, caramelle di zucchero (che i Greci preparavano con il miele) tirato fino a diventare bianco e poi intrecciate. A Pasqua si prepara la famosa pastiera con pasta frolla e ripieno di uova, ricotta, acqua di fiori d’arancio, cannella, o la pizza dolce ripiena di ricotta e confettura. Durante la Settimana Santa la tradizione impone lo scambio del paniere e così nelle famiglie tutti lo preparano per donarlo a parenti o amici, in modo che nessuno rimanga senza dolce. Nel periodo di Carnevale si mangia il sanguinaccio di cioccolato o le deliziose sfogliatelle ripiene, a Pasqua e a Natale si preparano i raffioli, pastine ovali cotte al forno e ripiene di ricotta, cedro candito, pistacchio e cioccolato, ricoperte di glassa.
Se tutto questo non vi basta, vuoi dire che nulla potrebbe corrompervi, se invece siete incuriositi non vi rimane che programmare una vacanza in Campania e ...BUON APPETITO!

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